mercoledì 4 febbraio 2015

Alessandro Perissinotto, Le colpe dei padri

Con Le colpe dei padri, edito da Piemme, Alessandro Perissinotto affronta un tema attualissimo: la Ristrutturazione aziendale, ovvero quelle manovre in parte subdole che una azienda in crisi può scegliere di adottare per salvare la ditta, anche se, in quel modo, affonda i dipendenti.
Per questo romanzo Perissinotto è arrivato secondo per un soffio al Premio strega 2013, dopo un testa a testa con Walter Siti, poi vincitore con Resistere non serve a niente, edito da Rizzoli.

- Ho voluto ricreare l'atmosfera della Torino anni settanta, quella povera degli immigrati che dal sud Italia venivano destinati alle case misere e inscatolate della Falchera - spiega l'autore al pubblico intervenuto alle presentazioni. - Per questo ho colmato una delle mie lacune geografiche: sono andato a visitare quel quartiere ora fatiscente, ma ancora più povero, se possibile. -
Perissinotto alla fiera del libro di Rivoli

Non è la Torino degli anni di piombo, quella descritta da Alessandro, ma una Torino che fatica ad accettare l'immigrato, che non riesce ad integrarlo.
Tutto questo osservato con lo sguardo privilegiato di un dirigente, che all'improvviso, a causa di uno scambio di persona, deve riconsiderare tutta la sua realtà sotto un punto di vista molto diverso.
Il collegamento con la crisi attuale della FIAT è fortissimo, anche se non viene mai nominato nulla che possa venire paragonato alla fabbrica torinese.

Perissinotto raggiunge con Le colpe dei padri un livello di altissima qualità narrativa. La sua scrittura curata al massimo trascina il lettore, che non si accorge di tanta bravura, ma percorre le fasi della trama con sempre maggiore coinvolgimento. Lo sguardo distaccato del narratore, alter ego dello stesso Alessandro, ci mostra la vicenda da un punto di vista privilegiato e non completamente coinvolto, permettendoci di considerare le scelte del protagonista senza esprimere giudizi.

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