mercoledì 8 febbraio 2017

Tallone & Carillo, Le maschere di Lola, Il capricorno

Conoscere Massimo Tallone è come iscriversi ad un’università straniera: all’inizio si prova una sensazione mista di spaesamento e curiosità, poi, giorno dopo giorno, si entra in un turbine di insegnamenti, amicizia, goliardia e crescita personale; in due parole: uno spasso costruttivo.  Leggere i suoi romanzi è un po’ come conoscerlo, sentire la sua voce, la sua risata schietta e rapida, vedere i suoi occhi brillanti e sagaci, magari attraverso la mediazione dei suoi alter ego, sparsi tra i diversissimi personaggi dei suoi scritti. Tra tutti la formidabile Lola, protagonista della serie ideata in collaborazione con il geniale Biagio Fabrizio Carillo.
Lola è una ragazzina di sedici anni quando, colta sul fatto durante il suo primo non concluso amplesso, viene aggredita dal padre nel capanno degli attrezzi. La sua legittima difesa viene trasformata in omicidio, con una condanna che la trattiene per sei anni in galera: sarà questa la sua vera scuola di vita.

Avventura dopo avventura, Lola si trasforma. Da ristoratrice creativa, diventa titolare di un negozio di gourmandises, il Caveau, che attira l’alta società torinese, ma anche una serie di personaggi meno piacevoli, che la trascinano in indagini spesso condotte suo malgrado. Uno di questi incontri è Guiscardo, investigatore della Digos che la obbliga ad una collaborazione e, senza volerlo, resta affascinato da questa donna energica, bella e spesso pungente.
Nelle Maschere di Lola, il quarto episodio della serie (ma chiamare episodio questo romanzo ricco di avvenimenti, colpi di scena e ritmo è decisamente riduttivo), Tallone e Carillo ci catturano, come al solito, fin dalla prima pagina, dove assistiamo agghiacciati ad una scena sconvolgente: un gruppo di donne distese sui gradini di Piazza Solferino, ferite ed intrappolate in una rete da pesca. Non abbiamo ancora avuto il tempo di respirare per la fine del capitolo, che siamo trascinati nella cella frigo di un macello della campagna cuneese, e da lì, dopo una veloce puntata alla meravigliosa gastronomia di Lola, nel lussuoso ingresso di una villa torinese. Lì ci attende un cadavere, la testa insanguinata, le membra scomposte sul pavimento.
Come noi, anche Lola non riesce a fermare la rapidità degli eventi che la coinvolgono e, con la sua abituale rapidità di reazione, capisce che deve scappare, da tutti, anche dagli amici. Nella sua fuga dovrà trasformarsi ancora, travestirsi per attirare gli sguardi e distogliere l’attenzione, dovrà indossare delle maschere per poter continuare ad essere se stessa: la Lola che non vuole essere costretta da regole, che combatte senza risparmiarsi.
Con la sicurezza che il camuffamento le concede, Lola comincia ad investigare, cercando il bandolo di una matassa che rivela sempre più nodi, scoprendo strani passaggi di mano e una battaglia che si fa sempre più cruenta tra vegani e carnivori.
Percorre le vie di Torino e della provincia, tornando a quello che sembra il punto d’origine di tutto: il vecchio capanno di suo padre. Ma i rimandi non sono ancora terminati e da qui la trasformista si sposta ancora, in un labirinto che è anche un gioco narrativo.
I due artefici di questo sottile gioco sono proprio Tallone e Carillo, abilissimi nel mostrarci le mosse dei diversi protagonisti, sempre secondo il punto di vista della nostra eroina, che ci trascina con sé nella frenetica caccia alla verità. Ad accompagnarla, o ad ostacolarla, una giostra di personaggi curiosi e stravaganti, incantevoli o detestabili, ma sempre affascinanti. L’esotico Wasabi, la cui forza di carattere e la calma interiore sono il frutto di esperienze negative e di un lungo lavoro di addestramento. La dolce attivista Sonia, che vive circondata da piante grasse e ideali. E poi, un misterioso barbone alcolizzato, un corpulento direttore di clinica, una donna bella e acida e altri ancora, incaricati dai due autori di condurci lungo una indagine che trascina e diverte, con lo stile brillante e ricco a cui la coppia di autori ci ha abituato.



Scrivere in inverno

Sabato 11 marzo, dalle ore 9 alle ore 13, a Coazze
Laboratorio di scrittura 
Scrivere in inverno

L’inverno è la stagione più intima, raccolta, spirituale. 
Il freddo, il buio ci invogliano a stare in casa, a goderci il tepore di un caminetto, l’allegria di una cena tra amici.
Talvolta la gioia delle feste è offuscata da una malinconia, che spesso non comprendiamo e che forse non ha nemmeno un’origine. Il grigio della pioggia gelida, il fango sulle strade, il malumore di chi incrociamo per strada sembrano etichettare l’inverno come la stagione triste. L'empatia ci lega a chi vive, in inverno, una difficoltà ancora più grande. 
Eppure basta uno squarcio tra le nuvole, il sole che all’improvviso abbaglia e trasforma tutto in uno spettacolo luminoso.
Ecco, le cime dei monti scintillano di neve e ghiaccio, e d’improvviso siamo colti da una strana frenesia di movimento, su, verso quelle cime, verso la luce e la felicità.

Questi sono i punti di partenza per una scrittura che racconti i mesi ghiacciati, quelli che forse spingono di più a prendere in mano la penna. 

Per info e iscrizioni: mariateresa.carpegna@gmail.com
Costo del laboratorio 30,00 euro