giovedì 30 maggio 2019

Cos'è la scrittura autobiografica - 1


Scrittura autobiografica significa letteralmente “scrivere della propria vita”, ovvero raccontare una storia che ha come protagonisti noi stessi.
Se scrivere un racconto o un romanzo vuol dire creare una vicenda inventata, l’autobiografia richiede invece di analizzare la propria vita come se fosse un romanzo. È un viaggio nel nostro passato, nei nostri ricordi, nel nostro vissuto, ma con occhi nuovi, occhi di scrittore.
Questo è un enorme vantaggio: usare la memoria per raccontarci, ma con parole che avvincano anche chi forse leggerà la nostra storia. La ricerca delle parole, delle frasi, dello stile più adatto a narrare episodi accaduti realmente è ciò che rende meravigliosa l’autobiografia. Rivivere momenti emozionanti, o terribili, o riesaminare ciò che ci era parso banale e inutile con uno sguardo limpido, da osservatore nuovo, significa prendere le distanze e ripensare alla storia della nostra personalità, del nostro carattere come se fossimo veramente il personaggio di un romanzo.
Anche chi abbiamo incontrato nel nostro cammino, la nostra famiglia, gli amici, gli affetti più profondi, diventerà soggetto narrativo. La trasformazione di queste emozioni in parole costituisce un filtro che ci permetterà di provare una meraviglia nuova, sconosciuta verso ciò che abbiamo provato e magari ribalterà situazioni, trasformando i problemi vissuti in occasioni, che solamente creando il “film” della nostra vita potremo provare come registi.


Per informazioni sul laboratorio:
Per iscrizioni:
mariateresa.carpegna@gmail.com

lunedì 27 maggio 2019

Marco Neirotti, Ti ammazzerò stasera, Golem edizioni


In una cittadina di provincia vengono accolti dei rifugiati. Liberi di uscire dal centro, una ex caserma, imparano l’italiano, l’integrazione e un mestiere, tentando di dimenticare le lame e le bombe. Finché una notte qualcuno lancia delle molotov e, per la loro sicurezza, i profughi vengono rinchiusi. La Polveriera da rifugio si trasforma in prigione.
Gli equilibri si sgretolano e il centro, dal nome emblematico, si trasforma in un ordigno ad orologeria. Il clima, dentro e fuori, si surriscalda e un paese tranquillo vede i suoi abitanti, pacifici e accoglienti, trasformarsi in razzisti colmi d’ira, guidati dalle farneticazioni di qualche esaltato.
Al centro di questo vortice in ebollizione c’è un ex galeotto, che vive in una baracca con cani abbandonati, suoi compagni di vita. Lui è l’obiettivo, insieme agli stranieri, di tre personaggi inquietanti e, ahimè, credibili. Il primo è il capo, un giovane che coinvolge nella sua follia due gregari, frustrati e pronti alla violenza.
Il paese assiste parteggiando inconsapevole; i genitori non vedono, o tentano di non vedere.  Attorno e sopra di loro i carabinieri, comprensivi ma vigili, provano ad arginare qualcosa che forse è troppo grande.
Marco Neirotti disegna con Ti ammazzerò stasera un’Italia orribilmente attuale, con leader che gridano ai microfoni riecheggiando frasi ascoltate dai lamentosi da bar, soffiando su una fiammella per farla diventare rogo purificatore.
Il giovane sindaco aveva risposto all’arrivo dei quaranta richiedenti asilo con apprensione, ma senza isterismi. Il prefetto venne ad illustrare alla cittadinanza tempi e regole dell’emergenza. Ma su tutto soffiava il nuovo giro di elezioni. […] I pochi diventavano tanti: borbottii presto bestemmia, sui social frasi impensabili da quella gente, titoli dei tg improbabili specchi della realtà di casa. 
«Ho scritto questo libro otto mesi fa» spiega Neirotti ai microfoni del Salone del Libro, «e purtroppo si è rivelato premonitore».
Bruno Quaranta e Marco Neirotti
Un romanzo che non è un noir, sebbene la tensione cresca dalla prima all’ultima pagina, ma uno spaccato della vita di una qualunque cittadina.
«Questo grido di allarme riguarda un problema nato in provincia» sottolinea Bruno Quaranta nel corso dell’intervista. «A differenza della grande città, la provincia ha difese diverse, altre priorità».
«Verissimo» conferma Neirotti, «sono ambienti diversi, ma i social abbattono i confini tra città e provincia. Per questo non mi stanco di ripetere che dobbiamo avere idee nostre, non rinunciare alla curiosità, non rinunciare ad imparare. Come giornalista, ho fatto reportage in ambienti difficili. Sono stato barbone, carcerato, ho incontrato persone che mi hanno insegnato tanto e ho scritto di loro».
A noi non resta che leggere il suo romanzo e imparare.

martedì 21 maggio 2019

Laboratorio di scrittura autobiografica, 8 giugno 2019

Sabato 8 giugno
dalle ore 9,30 alle 12,30
a Coazze

Laboratorio di scrittura autobiografica

Scrivere di sé è una forma di narrazione affascinante, che richiede, oltre alle capacità di scrittura, anche quelle di analisi del proprio vissuto, con occhi distaccati e nuovi. 
Dedicare tempo e impegno all'autobiografia è un'attività stimolante, ma complessa; coinvolge totalmente chi scrive fin dalla prima parola e trasforma l'autore in personaggio, donandogli la possibilità di vivere infinite volte.


In questo laboratorio

- affronteremo le modalità che l'autobiografia richiede,
- leggeremo brani di scrittori che hanno deciso di ritrarre loro stessi e di raccontare la propria storia,
- proveremo ad organizzare un progetto a lungo termine per realizzare una vera opera autobiografica.




Ecco i punti che analizzeremo insieme: 
- Osservare noi stessi è come specchiarsi in un lago increspato: nuove sfaccettature ci appaiono ad ogni istante
- Descrivere noi stessi significa creare un personaggio complesso, con un passato conosciuto, ma ancora da interpretare e svelare. Ogni descrizione di noi sarà diversa e ci condurrà verso nuovi noi stessi.
- Rivivere il proprio passato, le sconfitte, gli errori, le vittorie e le gioie significa vivere una libertà totale, significa creare nuove emozioni e vederle con occhi diversi
- Analizzare la nostra storia con lo sguardo narrativo ci permetterà di comprendere che ogni vita è degna di essere raccontata, che non esistono vicende banali, ma solo scritture banali.
- Incontreremo ancora vecchi amici, conoscenti ormai dimenticati e li vedremo come personaggi da far agire, da far recitare su un palcoscenico organizzato da noi.

Costo del laboratorio: 30,00 euro
Il laboratorio si terrà a Coazze.
Per informazioni: mariateresa.carpegna@gmail.com

mercoledì 8 maggio 2019

Aliberti Gerbotto, Lovera, Cammina davanti all'ombra, Edizioni del Capricorno

In libreria dal 31 maggio
Ci sono storie che restano per anni chiuse nei cassetti della memoria, inaccessibili, nascoste. Sono storie che vengono sigillate nell’inconscio per difenderci dal dolore. La storia di Gianni Lovera è una di queste; dolorosa al limite della sopportazione, è rimasta sepolta per anni sotto sconfitte, amarezze e delusioni. Finché il suo vecchio amico Gian Maria Aliberti Gerbotto ha intuito l’importanza di questa vicenda e l’ha portata alla luce.
Gianni è solo un ragazzo quando se ne va di casa per la prima volta, lasciando la famiglia e la sicurezza di una vita agiata, insofferente alla severità di sua madre e alle troppe assenze di suo padre. Sono i suoi genitori adottivi e lui lo sa, è stato informato fin da subito, con amore e tenerezza. L’adolescenza, però, è l’età della ribellione e Gianni non riesce  vedere l’amore nei gesti severi e autoritari dei suoi genitori, soltanto il controllo. Per questo fugge, si rifugia in un modo di barboni, di sbandati, per cercare libertà e indipendenza.
Quello che non sa è che questa fuga sarà solamente uno degli innumerevoli inizi, una delle infinite prove e delusioni che la vita gli riserverà. Il suo percorso per conquistare la serenità sarà disseminato di ostacoli, sempre più duri e insidiosi, che lo intimeranno ad arrendersi.
Saranno una trasmissione televisiva e un personaggio tanto conosciuto quanto sensibile a condurlo verso la verità del passato, perché possa finalmente costruirsi un futuro.
Una biografia scritta a quattro mani che si legge come un romanzo.

giovedì 2 maggio 2019

Massimo Tallone, Non mi toccare, Edizioni del Capricorno


Per la sua nuova creatura letteraria, Massimo Tallone punta in alto e crea un romanzo ricco e complesso, utilizzando al meglio le sue ben allenate capacità narrative.
Il libro prende avvio, come nei migliori classici, da una testimonianza, che l’autore stesso si incarica di divulgare. La vicenda viene affidata a Tallone dall’unica superstite di una strage, che, rifugiatasi in una casa isolata, affacciata su una scogliera delle isole Fær Øer, gli rivela i tratti di una storia appassionante quanto incredibile.
Susanna è la testimone, una traduttrice brillante e affascinante, affetta da aptofobia, ovvero la paura del contatto fisico. Qualunque tocco, anche il più lieve, la terrorizza, facendola cadere nel panico. Susanna, uscita dall’ufficio di via Catania, a Torino, per un improvviso mal di testa, trova al suo ritorno i cadaveri insanguinati dei due colleghi. Inizia così la ricerca dei responsabili, in una caccia al tesoro che trascina il lettore, obbligandolo, ad ogni parvenza di soluzione, a rivedere tutto da capo, sotto una nuova, inquietante luce.
Per condurre chi legge in questo magico labirinto, Tallone sfodera la sua maestria di affabulatore, di narratore sempre nuovo.
I personaggi, suo cavallo di battaglia da sempre, sfidano qui ogni fantasia, mostrando caratteri e peculiarità fantasmagoriche, restando tuttavia credibili e realistici. La carrellata ha inizio a partire dall’evanescente Susanna, figura senza peso e volume, quasi un’ombra; sfiorando la sorella Ornella, concreta e positiva, eppure attratta patologicamente dagli oroscopi; proseguendo con le due vittime, la solare Linda, legata all’indecifrabile Oscar, e l’infedele Ivan, che spiazza tutti col suo humor nero. E poi Duilio, viziatissimo rampollo di farmacisti, pronto ad accorrere in caso di bisogno, e Bartolomeo Fornetti, ex collega vittima di scherzi crudeli, e via così, fino a Tano e Piero, e alle loro banalissime eppure sordide storie personali.
In questa scoppiettante giostra di misteri, indizi, inseguimenti e colpi di scena, riusciamo comunque a restare abbagliati, a frenare la curiosità e fermarci per gustare le meravigliose descrizioni degli ambienti, ad assaporare gli stati d’animo della protagonista e del narratore, che altri non è che il nostro ammaliatore Massimo Tallone.