lunedì 12 luglio 2021

Alice Basso, Il morso della vipera, Garzanti

Siamo in estate, a Torino, il sole caldo è piacevole, come anche l’ombra fresca dei portici di Piazza Statuto. Anita, camice addosso, è dietro il bancone della tabaccheria dei suoi genitori; è consapevole della propria bellezza, meno della propria intelligenza, d’altro canto, cosa serve a una bella donna? Un matrimonio e tanti figli, magari con un biondone statuario e sempre allegro, che in più l’adora.
Con lei c’è la perenne Clara, amica da sempre, lei sì consapevole della propria brillantezza di meningi, anche perché il suo fascino è un po’ meno appariscente, diciamo. Insieme fanno una coppia bislacca, perfettamente funzionante, sebbene abbiano progetti ben diversi.
Eppure, giunta al momento del fatidico sì, Anita tentenna e chiede una proroga al bel vichingo: sei mesi per lavorare e diventare una madre ancora migliore. Seppur sbalordito, il ragazzo accetta e Anita entra a far parte delle edizioni Monné, ovvero Monnet, ma con un nome più adatto al periodo. Già, perché siamo nel 1935, il fascismo è nel momento di massimo splendore e i torinesi, pur con il loro à plomb (appiombo?) devono adeguarsi e italianizzare tutto, per compiacere Monsù Cerutti.
Ma allora come mai la rivista Saturnalia può permettersi di pubblicare autori americani? E per di più hard boiled? E cosa potrebbe accadere se qualcuno osasse parlare di un delitto compiuto da un eroe di guerra?
Con il solito piglio energico, Alice Basso ci farà scoprire il mondo nascosto della cultura italiana del ventennio, inserendo tra una battuta e una scena da brivido la Storia che dovremmo tutti conoscere.

 


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I mezzi guanti di Anita