martedì 26 gennaio 2021

Pietro Leveratto, Il silenzio alla fine, Sellerio

Vi consiglio vivamente la lettura di questo romanzo dalla scrittura agile, che non teme lirismi, che tocca con leggerezza temi chiave della letteratura del Novecento:

Il silenzio alla fine, Pietro Leveratto.
La vicenda ha inizio in Italia nel 1932 e vede un personaggio viscido e dall'ottusità quasi imbarazzante, Gaspare Tiralongo, cercare di conquistare la stima di Benito Mussolini, suo collaboratore della prima ora, cui è ancora immensamente fedele. Mussolini, che nemmeno si ricorda di lui, lo spedisce a New York con una scusa. Gaspare, entusiasta al punto da diventare un pericolo, decide di ingraziarsi il suo idolo con un rapimento.
Ma ecco che, giunti a Nuova York, scopriamo che i protagonisti sono altri:
"Se ne stavano in silenzio da qualche minuto, in piedi, mentre le loro ombre disegnavano le figure di un uomo alto e corpulento accanto a un altro magro e di bassa statura. Era una di quelle giornate possibili solo in aprile, quando, sotto il cielo alto senza una nuvola, il vento leggero porta con sé l'odore speciale della salsedine e delle alghe che si disfano al sole già quasi caldo."
Con queste parole incontriamo David Weissberg e Bruno Göetz, e
non li dimenticheremo facilmente, perché con loro saremo trascinati nel momento più complesso che la città abbia attraversato nel XX secolo: sono i giorni del rapimento di baby Lindbergh, la fine frastagliata del proibizionismo, la miseria devastante della grande depressione.
La scrittura è curatissima e la trama unisce invenzione e cronaca. Il basso continuo è la musica, il jazz, l'opera, i grandi interpreti d'orchestra. Da leggere.