venerdì 27 luglio 2018

Luca Bramante, Il feudo di Coazze, Periale Edizioni

Erano i primi anni Novanta e il giovane Luca Bramante cominciava a raccogliere dati per la sua tesi in Storia del Diritto Italiano, per la Laurea in Giurisprudenza. L’argomento era tanto originale quanto complesso: Ricerche storico-giuridiche su Coazze nei secoli XVII e XVIII. Il Relatore era un nome ancora pronunciato con rispetto e timore dagli attuali avvocati e notai: Pene Vidari.
Il lavoro che dovette affrontare il Bramante fu immane. Consultò testi giuridici, storici, riviste locali e nazionali; rovistò negli archivi e scovò documenti che non vedevano la luce da decenni, forse dal giorno stesso in cui erano stati schedati. Da quel lungo e complicato lavoro di consultazione emerse la Storia del comune a cui era tanto affezionato, Coazze.
Non la storia recente della guerra partigiana, o quella familiare dei nonni e bisnonni che vivevano e faticavano in questa piccola valle, ma una storia antica, di quando le ultime vestigia del feudalesimo resistevano nei nomi di famiglie nobili, legate al clero e al mondo militare dell’epoca, gli Orsini, i Feiditi di Challand, i Sandri Trotti, gli Henrielli.
I nomi delle famiglie coazzesi, che Luca lesse in quelle grafie criptiche degli Ordinati (i documenti giuridici) sono gli stessi che sentiamo pronunciare oggi agli appelli nelle aule scolastiche, che appartengono ai nostri amici che ancora risiedono in questa cittadina montana.
Erano loro la parte viva e vitale dell’economia di quell’agglomerato di borgate, erano loro che discutevano sui passaggi di incarichi istituzionali, sui pascoli, sui tratturi che collegavano le loro case lontane, sulle tasse da pagare ai signori, al comune e alla Sacra di San Michele, sulle spese militari.
Quello che traspare nel testo di Luca Bramante è l’amore per la sua valle e per le sue radici, unito alla passione per la cultura che, talvolta inconsapevolmente, i suoi abitanti trasmettevano ai posteri. Luca si era incaricato di ritrasmetterla a sua volta, ma non c’è riuscito; la sua vita è terminata troppo presto.
Cosetta Bergeretti ha raccolto il testimone con lo stesso amore e adesso, finalmente, dopo tanti anni, le sue parole potranno essere lette.
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