martedì 23 luglio 2019

Francesca Manfredi, L'impero della polvere, La nave di Teseo


Valentina ha soltanto dodici anni, ma sente che nei suoi giorni qualcosa sta cambiando. L’estate torrida è in arrivo e porta con sé paura, dolore e forti sensazioni, che non sono di bambina, ma di donna sulla soglia della vita adulta.
Nella casa di campagna, antica, tre generazioni di donne convivono e tentano di equilibrarsi. La nonna, che rappresenta la sapienza popolare e contadina, è instancabile, dura come lo devono essere le donne sagge. Devota e religiosa, coinvolge la nipote nelle sue inconsapevoli superstizioni, senza volerla appassionare alla conduzione della fattoria.
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La mamma, di soli trent’anni, guarda avanti, verso un futuro in cui non c’è più il suo compagno, il padre di Valentina, ma soltanto figure femminili e potenti. Rimpiange a tratti la giovinezza perduta nel diventare madre a diciotto anni, e ricerca una speranza senza molta convinzione, trattenendo fino alle ultime pagine i suoi segreti dolorosi.
In questo dolore viene coinvolta la bambina, con il distacco e l’incoscienza di chi vede il proprio corpo cambiare, evolversi e assorbire tutta la sua attenzione.
Questo alternarsi di dolore e futuro possibile, di libertà e doveri familiari, si manifesta al lettore attraverso calamità eterne, scritte nel Libro secoli fa, e tramandate nella memoria di popoli fino ad oggi.
Prima arrivò il sangue. Così Valentina ci introduce nel suo mondo remoto. Il sangue sgorga da lei stessa, che ne cela il segreto a tutti, poi dalla crepa nel muro, con insistiti tentativi di cancellarlo, fino alla sua sparizione. Da quel giorno, nella casa si susseguono sciagure imprevedibili dalla mente del lettore, fin quando non ritrova la propria memoria atavica e riconosce, sebbene declinate ad una modernità non descritta né percepita, le dieci piaghe d’Egitto.
Le tre donne incolpano se stesse a turno, per la responsabilità di queste disgrazie, mantenendo una irrealtà narrativa che trasforma questa semplice vicenda familiare in una storia senza tempo, in una rappresentazione della femminilità e dell’amore talvolta spietato di una madre.
Francesca Manfredi ci fa ascoltare la voce immatura ma sensata di Valentina, portandoci in un mondo incantato dove i valori sono i pilastri dell’umanità.