lunedì 13 luglio 2015

Il mio miglior nemico, di Andrea Bes

Legame, una parola dai mille significati, nel bene e nel male ma, parlando a titolo personale, questo termine assume un significato particolare. In certi casi ci si ritrova a vivere un tipo del tutto unico di legame, difficile da comprendere e da spiegare e del quale, onestamente, avrei fatto e farei volentieri a meno: il legame con una patologia.
Un vincolo costante e indissolubile dal quale non puoi liberarti.
È come essere legati a un mostro, subdolo e crudele, al quale non puoi opporti e che ha il controllo quasi totale su di te. Ti tiene unito a sé con catene; le muove a suo piacimento impedendoti di fare ciò che vuoi, confinando la tua libertà, ponendoti dei limiti. E superarli, certi limiti, a te costa una fatica immensa. Perché raggiungere anche un solo semplice obiettivo significa non avere più spazio ed energie per fare altro.
È una presenza talvolta snervante; t’impedisce di fare le cose più semplici così da mandarti su tutte le furie. Altre volte invece riesci in cose che, francamente, ritenevi impossibili, tanto da chiederti se questa sia una sua forma di sarcasmo volta a schernirti e a umiliarti.  Altre volte ancora ti serra le catene provocandoti dolori costanti, difficoltà nella respirazione e grande stanchezza… insomma, ti rovina proprio la giornata!
Non puoi liberartene ma non puoi nemmeno lasciarti sopraffare. È una continua battaglia tra due entità che lottano per avere la meglio, per annientarsi. Entrambe si osservano, si studiano e ponderano le mosse da fare. Però non c’è mai un vincitore, a regnare è l’equilibrio, precario instabile ma sempre tale.
Con il passare degli anni, lo so che può sembrarvi un controsenso, ti ci abitui a questo legame, o meglio, impari a conviverci tanto da riuscire a trarne anche lati positivi.  
In primo luogo crei altri legami, questa volta validi, con persone che, se inizialmente ti stanno vicino solo per aiutarti, dopo aver condiviso con te difficoltà, vittorie, paure e gioie creano un’amicizia molto forte e senza eguali. Impari a fidarti e a chiedere loro aiuto senza vergognarti perché, se il mostro è forte, con loro al tuo fianco tu lo sarai ancora di più. Hai bisogno del loro aiuto e forse, a tuo modo, anche tu sei di aiuto a loro.
Ma la cosa più importante è che questa presenza malvagia non riesce a fiaccare la tua volontà e a farti arrendere anzi, la voglia di avere la meglio su di essa ti sprona a superare le mille difficoltà che ti si presentano. Quelle che si frappongono tra la tua e una vita normale. Quando ti mette di fronte ad un ostacolo, ti adatti e lo superi, oppure lo aggiri ma comunque vai avanti, sempre pronto, se non si può fare altrimenti, a reinventarti e a ripartire da zero.
Insomma muti e ti adatti alla vita perché, come ha scritto Neil Marcus: 
La disabilità non è una coraggiosa lotta o il coraggio di affrontare le avversità. La disabilità è un'arte. È un modo ingegnoso di vivere.  

1 commento:

  1. grazie di aver condiviso con me questo tuo "speciale" legame e, grazie di averlo condiviso così, senza farlo apparire speciale. Di essere stato, quindi, nello spirito di Altra Cultura, ognuno a suo modo col legame che condivide con gli altri. Tu col tuo.
    grazie per avermi fatto capire qualcosa di più.

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