mercoledì 11 marzo 2020

Ugo Splendore e Aharon Quincoces, Santa Marta, Compagine

Siamo in un autogrill, due individui osservano lo spettacolo agghiacciante al di fuori dei vetri sigillati: una raffineria è esplosa e ora l’aria è invasa da gas tossici, getti di schiuma e pompieri che corrono in tutte le direzioni. Danny de Vito non ha nome, ma solo una somiglianza, e lo stesso è per Edinson Cavani, così simile al calciatore. Cominciano a parlare, per passare il tempo, e continueranno per tutto il romanzo. De Vito è la terza generazione di artigiani che han fatto scarpe per mezza Finlandia, la metà ricca, e per il papa, finché papa Francesco ha detto no, io indosso scarpe povere. Cavani ha giocato davvero a calcio, ma poi si è venduto ed è stato punito, in vari modi, con diverse profondità, fino all’abisso.

Entrambi hanno sofferto per causa di altri e adesso vorrebbero vendicarsi, forse, chissà. Una vendetta piccola, ma soddisfacente, che magari non esiste. Cavani disegna in modo divino, crea emozioni così potenti da ipnotizzare. De Vito vorrebbe giocare a golf, forse.
Tutto cambia quando, dal finimondo esterno, appare una comitiva con un carro funebre. Le persone, elegantissime ma sfatte, entrano nell’autogrill, capeggiate da una donna splendida, dalle forme spettacolari contenute in un abito nero da lutto.
È l’inizio di una serie di avventure, così rapide e imprevedibili da spiazzare il lettore ad ogni pagina. Dalla calma in detonazione dell’autogrill, i due personaggi passano alla sbornia in una trattoria, per finire poi tra le mura labirintiche del Vaticano.
La scrittura di Splendore e Quincoces, autori a quattro mani di questo rocambolesco romanzo, è dinamica, bizzarra e avvolgente. Nei lunghi momenti dell’attesa, la prosa si fa lenta, divagante, gioca con le figure retoriche, con la ricchezza dei vocaboli. Poi all’improvviso impenna, scalcia e trascina con l’essenzialità delle situazioni, con la capacità di gestire il non detto.
I due autori creano un romanzo rapido e impetuoso, che si potrebbe leggere in un weekend, ma che il lettore centellina, per gustarsi ogni bizzarria, ogni colpo di scena, ogni trovata ai limiti (oltre) dell’assurdo.

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