lunedì 26 gennaio 2015

Sergio Vigna, La lunga strada, Araba Fenice

Sembra un giorno come tanti altri, quello in cui Corinna ha deciso di smettere di parlare.
E’ uscita da scuola allegra, con i chiassosi compagni di terza elementare, ha attraversato i cancelli della scuola con il sorriso sulle labbra ed è corsa incontro al suo papà.
Ma il papà non c’è, e il sorriso le si è spento sul volto, incrociando lo sguardo severo della mamma, osservando le sue labbra strette in un impeto di ira a stento trattenuta. Corinna la affianca, le cammina accanto, ma non riesce a pronunciare nessuna parola; e quel giorno non è più uno come tanti, ma è il giorno un cui la bimba si accorge che le urla, i litigi, i musi lunghi tra i suoi genitori sono cessati, per lasciare il posto ad un terribile vuoto, ad un profondo silenzio.
Il silenzio, ecco l’unico modo per far comprendere il suo disagio ai due adulti, troppo occupati a rinfacciarsi colpe e ad odiarsi, per accorgersi che Corinna non è solo più taciturna del solito, ma che ormai nessun suono uscirà più dalla sua boccuccia.
Poi la consapevolezza arriva, per Filippo e Filomena, e con essa la necessità di cambiare radicalmente la loro vita, di prendere una direzione che non sia più puntata verso la realizzazione personale o la carriera, bensì verso la guarigione della figlia.
Filippo parte con la bambina, prende in prestito una roulotte e si avvia in un viaggio attraverso l’Europa, oltre il Circolo Polare Artico, verso il paese di Rovaniemi, dove abita Babbo Natale. La vita a stretto contatto, i paesaggi meravigliosi, l’ambiente essenziale del campeggio, forse potranno dare alla figlia la speranza che sarà la loro unica possibilità di ricominciare.

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