Un’esperienza
decisamente nuova e entusiasmante è stata il laboratorio di scrittura alla
Palazzina Sertorio. L’idea mi era venuta in estate, durante un soggiorno di due
giorni che mio marito mi aveva regalato all’Osservatorio per l’Ambiente,
appunto la Palazzina Sertorio. Era il periodo in cui leggevo tutto quello che
potevo, nella ricerca di spunti e materiale per il corso di scrittura e l’ostacolo
che più di frequente mi si presentava di fronte erano le continue distrazioni.
Arrivati
al rifugio, mi colpì il profondissimo silenzio da cui fummo avvolti. Mai, nelle
nostre case, potremmo percepire una tale pace. Il fatto di trovarsi in alta
montagna, lontani da ogni fonte di rumore, certamente aiuta: in mezzo ad un
bosco di conifere e betulle, incuneati in una valle secondaria rivolta a nord,
con i pascoli sul versante opposto e il divieto ad ogni mezzo a motore di
salire sulla mulattiera.
Tutti elementi che forse potremmo sperimentare
altrove, ma ciò che realmente fa la differenza è la mancanza di energia elettrica, per cui
niente tv o radio, niente sciabordio di lavatrici o lavastoviglie e neanche il
quieto ronzare di un frigorifero. I computer e i telefonini sono inutili, dato
che non c’è campo (e dunque neanche le perforanti suonerie e cicalini). Il silenzio è
talmente profondo da spiazzare e, al nostro arrivo, ci chiediamo cosa c’è di
diverso, che ci fa sentire così bene.
L’atmosfera
è calda, con il fuoco di legna (unico rumore: lo scoppiettio), i mobili di
abete e le poltrone accoglienti; tutto avvolge e porta al riposo e alla
meditazione, sostegni formidabili per uno scrittore.
In
quei due giorni, tra una passeggiata e una cena squisita, io e mio marito
leggevamo e scrivevamo con un’energia inusuale. Perché non condividere, allora,
queste sensazioni con chi ha voglia di mettersi in gioco con la scrittura?
Christian,
il gestore, fu subito d’accordo e partimmo con i dettagli organizzativi.
Il
primo laboratorio si è svolto nei giorni 30 novembre e 1 dicembre 2013, ed è
stato entusiasmante. Certo, il fatto che proprio al momento della partenza ci
fosse regalata la prima, favolosa nevicata della stagione, portò quei due
giorni al limite del sogno.
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