giovedì 19 febbraio 2015

Corso settembre - ottobre 2013

Nei mesi di settembre e ottobre del 2013 si è svolto il mio primo corso di scrittura narrativa. L’ansia era tanta: si può insegnare qualcosa di così soggettivo come la scrittura? Si può trasmettere con delle regole la capacità di raccontare?
Una volta presa la decisione, ho passato mesi a rivedere i miei testi universitari, i manuali, in particolare nei due mesi estivi che hanno preceduto il corso, in cui avevo maggiore tranquillità. Ho raccolto appunti, ho elaborato materiale e ho scritto pagine e pagine di dispense. Poi ho cominciato a togliere, ad eliminare tutto ciò che poteva soltanto confondere: in cinque sole lezioni di due ore l’una volevo dare le basi, a chiunque ne avesse voglia, per imparare a scrivere.
Gli argomenti si snellivano, andavano all’essenziale, grazie ad una prima scrematura; ma quel che mi è servito di più, e anche tuttora mi serve più di ogni altra cosa, è stato il curare dei romanzi, sia di autori già affermati, che di esordienti. Nelle loro sviste e nelle loro qualità, ho scoperto quali erano i punti essenziali da esaminare e le lacune da colmare; quali erano, in pratica, le basi strutturali senza le quali non è possibile che una scrittura diventi narrazione.
Un altro aiuto mi venne dato dai romanzi letti, diciamo così, per svago. Perché un romanzo piace e un altro no?  
Ho cominciato a rileggere le opere che mi avevano colpito, sia di autori contemporanei che dei mostri sacri della letteratura. Cosa li legava e cosa li distingueva uno dall’altro?
Questi erano i punti degni di una discussione all’interno del mio corso, quelli che non possono assolutamente mancare se si vuole affrontare un’impresa così importante come la scrittura di un romanzo.

La difficoltà maggiore è stata quella di non sapere chi avrei avuto di fronte: qualcuno che aveva al suo attivo anni e anni di scrittura, magari sotto forma di romanzo chiuso in un cassetto, oppure qualcuno che non aveva mai provato a scrivere? Come accattivare le simpatie di ognuno senza annoiare gli altri? Questa è stata ed è tuttora la mia difficoltà maggiore: cercare di convogliare tutti verso un’unica modalità di lavoro; ma alla fine quella che sembrava una difficoltà si è trasformata in una risorsa. Ognuno lavora in un modo diverso e proprio in questo consiste la ricchezza dei corsi di gruppo.
La prima indicazione avrei potuto averla tramite un loro scritto, ma non qualcosa di già elaborato, magari ricontrollato per anni, bensì qualcosa scritto di getto per l’occasione. Così ho dato un primo titolo, che fosse abbastanza ampio da poter lasciare la libertà di creare, ma che costringesse a riflettere su cosa poteva essere racchiuso in quel titolo. Tempo per consegnare il racconto: una settimana. Man mano che ricevevo i racconti e li esaminavo attentamente, potevo comprendere le peculiarità dei partecipanti, le loro potenzialità da sollecitare.
Leggere le opere di ciascun autore è fondamentale per me, non per poter adattare il mio corso di scrittura alle loro particolarità, bensì per riuscire ad arricchirlo ancora. Ogni nuovo racconto mi regala stimoli, mi aiuta ad aggiungere spessore alle mie dispense, alle mie lezioni. Ogni stimolo che percepisco, lo rielaboro e li ritrasmetto amplificato.
Il primo corso si è concluso con mia grande soddisfazione e un rinnovato entusiasmo, che ho visto, nei successivi mesi, in molti degli iscritti, che si sono dedicati, e si dedicano, alla stesura di racconti e romanzi.


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