Lavorare
con i libri è un’esperienza meravigliosa, in qualunque punto della loro catena
produttiva ci si trovi. Nella mia professione ho avuto la possibilità di
gioirne a più livelli,
da
quello che può sembrare il più banale, la semplice lettura, alla loro nascita e
creazione.
Come
libraia provavo un’enorme soddisfazione quando un cliente tornava per
ringraziarmi di un mio consiglio, come semplice lettrice mi entusiasmo quando
ho fra le mani un romanzo che riesce a coinvolgermi, a farmi riflettere, ad
assorbire tutta la mia attenzione.
Quando
ho cominciato a lavorare come curatrice, ho compreso che la mia responsabilità era
ben diversa e che dovevo muovermi in ogni modo possibile per portare il romanzo
al massimo delle potenzialità.
Nei
diversi testi a cui ho messo mano, ho riscontrato sempre un grande entusiasmo:
ogni autore vuole che la sua opera venga pubblicata, non per raggiungere la
fama (risultato che, peraltro, non è mai semplice), ma perché venga letta. Chi
scrive un libro vuole innanzitutto comunicare qualcosa che ritiene di grande
importanza, e questo è un intento lodevole, da qualunque punto di vista si
voglia osservare.
La
comunicazione in narrativa non è facile, però, perché viene affidata non
soltanto alla parola e al suo significato, come avviene nella saggistica, ma ad
un insieme di elementi, che devono essere orchestrati tra loro in modo omogeneo
e armonico. La trama deve scorrere senza intoppi, ma con divagazioni che la
arricchiscano; i personaggi devono essere ben disegnati e muoversi nelle
diverse fasi in modo consono ai loro caratteri e ai loro ruoli; i dialoghi
devono essere accattivanti e portare avanti la narrazione in modo vivace. Lo
stile e la prosa, rigorosi e impeccabili, devono essere elastici e adattarsi ai
vari movimenti ritmici richiesti dalle sequenze. Per chiarire: pensate ad un
film che vi è piaciuto, ai personaggi, ai dialoghi e alle vicende, e vi accorgerete
che rispetta tutto quanto ho elencato qui sopra.
Al
momento in cui si vuole scrivere un romanzo, di solito non si pensa affatto a
tutto questo, ma si cerca di portare avanti la storia, con parole gradevoli, in
modo che sia gradevole anche per chi la legge.
Da questa riflessione sono nati i
miei corsi di scrittura, dall’esigenza di fornire agli autori tutti gli
strumenti necessari per vedere la loro opera non più come una successione di
parole, ma come un’armonica e completa struttura, le cui parti sono invisibili
al lettore, ma percepibili nella bellezza complessiva.
Nei
miei corsi di gruppo cerco di stimolare in ogni partecipante la creatività, insegnando
ad osservare il mondo con occhi diversi, cercando spunti, personaggi, eventi
nella vita di tutti i giorni. Do loro dei “compiti”, cioè dei racconti da
scrivere, lasciando in parte libera la loro fantasia, ma anche costringendoli
con titoli o incipit prefissati.
Imparare
a conoscere le regole della narratologia è fondamentale, non fosse altro, per
decidere di non seguirle.
Nessun commento:
Posta un commento