Jon
sta fuggendo; non dalla polizia, nonostante la sua vita di spacciatore, ma dal
“Pescatore”. Ha disobbedito a lui, capo di una spietata organizzazione
malavitosa, e ora deve pagare. Sa che lo troveranno: il Pescatore trova sempre
chi sta cercando, ma non è questa la parte più difficile, il difficile è non
sapere quando, lo stillicidio di un’attesa inevitabile.
La
sua fuga lo porta lontano, al nord della Norvegia, nella contea del Finnmark,
in un’estate di luce continua, di giorno-non giorno, in un luogo desolato e
inospitale, dal fascino dubbio e complesso. Non
è quello che si dice a proposito dei luoghi inospitali? Per darsi un’aria
brusca, di persona navigata, superba, proprio come ci si vanta di amare la
musica incomprensibile o la letteratura illeggibile?
Qui
Jon lotta per sopravvivere, per confondersi e nascondersi, nonostante i
paesaggi sconfinati a perdita d’occhio, nonostante i pochissimi abitanti si
conoscano da sempre tra loro, nonostante la luce continua del sole di
mezzanotte.
Nesbø
gioca con le tecniche narrative, creando un romanzo in prima persona, narrato
seguendo quasi totalmente la “fabula”, la cronologia degli eventi, con rari
flashback. A cominciare dall’Incipit metanarrativo: Da dove vogliamo cominciare questo racconto? Mi piacerebbe poter dire
dal principio. Ma il fatto è che non so dove inizi.
Come
in moltissimi gialli, l’evento d’esordio è difficile da individuare e da
isolare, e così Nesbø ci avvisa fin da subito.
Le
parti narrative sono esposte senza veli, come un prestigiatore che, nel corso
della sua esibizione, spieghi tutti i trucchi del suo numero di illusionismo. Ma la
sua bravura è così eccelsa che alla fine scordiamo di ascoltare i passaggi
tecnici e assistiamo sbalorditi alla magia.
La
narrazione introduce nuovi personaggi e ci fa conoscere quelli che non
interverranno più, della vita passata di Jon. Le presentazioni sono quasi
sempre dirette, eppure mai banali: sembrava
un jolly uscito da un mazzo di carte. La trama, all’apparenza lineare, è
invece intrecciata a sottotrame complesse, che virano dal noir allo
psicologico, fino al romanzo di formazione. Perché in fondo, Sole di mezzanotte, è la storia di una
redenzione.
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