Entrambi hanno
sofferto per causa di altri e adesso vorrebbero vendicarsi, forse, chissà. Una
vendetta piccola, ma soddisfacente, che magari non esiste. Cavani disegna in
modo divino, crea emozioni così potenti da ipnotizzare. De Vito vorrebbe
giocare a golf, forse.
Tutto cambia
quando, dal finimondo esterno, appare una comitiva con un carro funebre. Le
persone, elegantissime ma sfatte, entrano nell’autogrill, capeggiate da una
donna splendida, dalle forme spettacolari contenute in un abito nero da lutto.
È l’inizio di
una serie di avventure, così rapide e imprevedibili da spiazzare il lettore ad
ogni pagina. Dalla calma in detonazione dell’autogrill, i due personaggi
passano alla sbornia in una trattoria, per finire poi tra le mura labirintiche
del Vaticano.
La scrittura
di Splendore e Quincoces, autori a quattro mani di questo rocambolesco romanzo,
è dinamica, bizzarra e avvolgente. Nei lunghi momenti dell’attesa, la prosa si
fa lenta, divagante, gioca con le figure retoriche, con la ricchezza dei
vocaboli. Poi all’improvviso impenna, scalcia e trascina con l’essenzialità
delle situazioni, con la capacità di gestire il non detto.
I due autori
creano un romanzo rapido e impetuoso, che si potrebbe leggere in un weekend, ma
che il lettore centellina, per gustarsi ogni bizzarria, ogni colpo di scena,
ogni trovata ai limiti (oltre) dell’assurdo.
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